L’Essere Umano è complesso. Non sceglie usando la logica, molto spesso, ma l’emozione che lo governa. Le emozioni non sono controllabili, le emozioni sono labili, le emozioni sono incoerenti. Come possiamo misurarle e prendere quei dati come certezze?
Non possiamo. Semplicemente non possiamo.
Non possiamo farlo con noi stessi, figuriamoci quando riguarda gli altri. Altri che sono lontani da noi, altri che non conosciamo e che hanno gusti, abitudini, dinamiche di pensiero diversi dalle nostre. Non possiamo posare la nostra strategia sopra un tappeto di dati così instabile.
Giusto sapere. Sondare e analizzare è il primo passo per costruire un progetto di Comunicazione, ma non basta. Le emozioni non sono certezze, non possiamo crearci false aspettative al riguardo. Troppe le variabili, troppi i rischi.
Parliamo ora di sentimenti.
Ecco, i sentimenti hanno basi solide. I sentimenti hanno origini profonde, sono le radici che ci fanno stare attaccati alla terra (altrimenti le emozioni farebbero di noi dei pazzi stralunati). Sui sentimenti possiamo contare, nel bene e nel male. I sentimenti possono essere la nostra unica certezza. Perfetto, allora iniziamo da lì.
Progettiamo la nostra Comunicazione con l’obiettivo di suscitare nel nostro pubblico un sentimento positivo, forte, duraturo, che lo sappia legare al nostro Brand non perché trendy, ma perché di qualità. Conoscere il nostro pubblico non significa indovinare dove le emozioni del momento lo guideranno e assecondare il suo estro offrendogli quello che vuole. Forse funzionava un tempo, ma adesso non è più quel tempo.
Possiamo tirare un sospiro di sollievo. Correre appresso al mood di un pubblico capriccioso è stressante, è stordente, è da pazzi! Ora possiamo smettere di correre, possiamo ascoltare il nostro pubblico mentre riflette e sceglie, non per soddisfare un vezzo di poco conto, ma per assicurare a un proprio bisogno reale la piena soddisfazione. Se riusciamo a comprendere la differenza tra queste diverse condizioni, partiamo con il piede giusto.
Non siamo diventati migliori – vana speranza ammettiamolo! – ma siamo cambiati.
Le emozioni che ci hanno attraversato durante questo lockdown stordente (tra silenzi e canti sui balconi) si sono posate, magari non sappiamo dove, ma non vorticano più nell’aria trasportate da un vento minaccioso. Ora, l’acquisto consapevole, quello che fa capo a un sentimento del tipo mi-è-utile/non-mi-è-utile, ci permetterà di avvicinarci a chi è disposto ad ascoltare la nostra proposta concedendoci il beneficio del dubbio (quel fatidico: “potrebbe essere quello di cui ho bisogno ora”).
Tradotto in breve: compro da chi mi suscita un sentimento di fiducia e scelgo quello che mi è utile, quello che mi fa stare tranquillo, mi fa sentire al sicuro.
Conoscere il nostro pubblico significa colmare i suoi bisogni reali e non limitarsi ad assecondare dei capricci momentanei. Cosa ne ricaveremo? Un fedele fruitore del nostro Brand, nel tempo e nonostante le mode. E non è un rallentare, è segnare un passo più sostenibile, che non ci faccia arrancare e ci permetta di “accompagnare” anziché inseguire.