Ogni attività è in sostanza un mondo complesso che può e deve essere raccontato con semplicità, per creare un ambiente accogliente capace di far avvicinare chi passando per caso potrebbe essere interessato a capirne un po’ di più. Quindi il contenuto è davvero il Re*?
La cosa interessante è che ogni attività che viene presentata al pubblico può essere raccontata in modo originale, creando un progetto che rispecchi autenticamente quella specifica realtà e gli attori coinvolti. E anche in questo contesto “attore” significa protagonista della storia, sì.
Procediamo per gradi e vediamo dove il ragionamento ci conduce.
1. Raccolta: tutto quello che già c’è
Durante l’attività si produce materiale diverso: scritto (stampato e digitale) ma soprattutto esperienziale. Raccogliere quanto si è fatto nel tempo, significa far parlare chi quel tempo lo ha vissuto e lo ha riempito con il proprio lavoro. Significa indagare, intervistare, rovistare dove nessuno guarda più perché ormai è “il passato”. Dal passato proveniamo, però, quindi è lì che inizia la raccolta.
2. Selezione: tutto quello che è funzionale/utile
Non tutto quello che viene raccolto risulterà fruibile così come si presenta. Individuare quello che può essere utilizzato, trasformandolo in modo che risulti funzionale alla comunicazione interna (dipendenti, collaboratori, partner ecc.) ed esterna (pubblico), e capire quale forma può assumere per assolvere al suo compito è uno step indispensabile. Aiuta a fare pulizia, a chiarire il senso del proprio lavoro e a focalizzare nuovi obiettivi da raggiungere.
3. Traduzione: tutto quello che deve essere veicolato al pubblico
Quali canali utilizzare per guadagnarsi l’attenzione del nostro pubblico? Si parla di strategia, di scelta degli strumenti da impiegare, di ricerca delle risorse necessarie per concretizzare il progetto. Sì, si tratta di un progetto di comunicazione e nulla deve essere lasciato al caso.
4. Creazione: tutto quello che si può fare utilizzando diversi linguaggi
Individuati gli strumenti da utilizzare si dà forma ai contenuti (paper, digital o eventi): si disegna, si scrive, si videoregistra o audioregistra, si compone, si ritaglia, si colora, si dà vita allo storytelling d’impresa che abbiamo “sognato” e progettato.
5. Organizzazione: tutte le azioni (nel tempo) da concretizzare
Significa che i contenuti creati devono essere posizionati all’interno del media per cui sono nati: website e blog, social network, brochure e/o locandine e/o cataloghi, punti di distribuzione/vendita ecc. Significa che deve esserci una calendarizzazione di ogni attività: pubblicazioni di articoli e post, stampa e distribuzione del materiale cartaceo nei luoghi preposti, organizzazione di eventi promozionali e via di questo passo.
6. Sponsorizzare: ottenere la maggior visibilità possibile
Tutto questo perde forza se non viene supportato da una massiccia operazione di sponsorizzazione e di campagne mirate ai target individuati nel piano di comunicazione. Facebook ADS e Google Ads non sono opzioni, sono operazioni obbligatorie da mettere in atto con discernimento e un onorevole impiego di risorse (economiche e non solo). Se il contenuto che crei non è visibile, hai perso in partenza.
A questo punto è doveroso sottolineare la complessità dell’intero processo ed è giusto precisare che questa è soltanto una parte dell’intera faccenda. Mi spiego meglio: in questo breve sommario sono racchiuse più competenze – e quindi diverse professioni – che sarebbero impossibili incarnare in modo soddisfacente in un solo Essere Umano.
Pensare che un’azienda possa affidare a una persona soltanto tutto questo carico è una follia. Ci vuole un team per produrre contenuti di sostanza, in modo continuativo e coerente, e per veicolare questi contenuti al pubblico giusto e ottenere i risultati (incremento vendite) sperati.
Se l’azienda in questione non può farsi carico di una mole di lavoro simile con le risorse al suo interno, dovrebbe affidarsi a un’agenzia di comunicazione (o un team di professionisti, vedi Qual è il professionista giusto per me?). Il che non significa che può delegare ad altri la questione, bensì che può affidarsi a professionisti capaci di tradurre l’anima dell’azienda con autenticità ed efficacia partecipando attivamente ai lavori in un work-in-progress senza sosta.
Come può l’azienda capire se il lavoro svolto dai professionisti è ben fatto? Ci sono i report periodici (consegnati dai professionisti stessi) da consultare e valutare*. Questo è compito del reparto marketing, ovviamente.
Ricapitolando: a ognuno il suo compito, fare bene le cose porta sempre ottimi risultati. Basta non perdersi per strada e concentrarsi sulla meta da raggiungere.
Un articolo interessante per approfondire l’argomento “contenuto e visibilità” lo hanno scritto quelli di Ninja Marketing e consiglio di leggerlo (lo trovi qui).
*Sai chi l’ha coniato il motto “Content is King”? Mr. Bill Gates (leggi l’articolo di Pennamontata qui).
**Lo dico perché so che spesso non viene presentato e non viene neppure richiesto: ENORME ERRORE a cui porre immediato rimedio subito.